La dichiarazione precompilata: in via sperimentale, dal 2015

Il patrimonio informativo dell’Agenzia, finora utilizzato soprattutto per finalità di controllo, sarà impiegato, per la prima volta, per fornire un reale servizio ai cittadini

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La legge delega per la riforma fiscale (legge 11 marzo 2014, n. 23) ha previsto che il Governo adotti, attraverso l’emanazione di specifici decreti legislativi, delle misure per offrire una migliore assistenza ai contribuenti per l’esecuzione degli adempimenti fiscali a loro carico, in particolare per la predisposizione delle dichiarazioni dei redditi e per il calcolo delle relative imposte.
Al momento, è in corso di emanazione lo schema di decreto in materia di semplificazioni fiscali (atto del Governo 99-bis), che contiene anche la disciplina relativa alla predisposizione delle dichiarazioni da parte dell’Agenzia delle Entrate.
Si prevede che l’Agenzia metta a disposizione dei cittadini dei modelli di dichiarazione già “precompilati” con alcuni dati conosciuti dall’Amministrazione finanziaria; i contribuenti potranno semplicemente accettare la dichiarazione, se riterranno che i dati proposti sono rispondenti alla loro reale situazione, oppure fare delle correzioni in caso di dati errati o incompleti.Sul tema, l’Agenzia delle Entrate non è certo impreparata: già da anni, infatti, è stata intrapresa questa strada, nell’ottica di valorizzare al massimo il patrimonio informativo disponibile. Infatti, per i contribuenti che scelgono di compilare e trasmettere il modello Unico Persone fisiche utilizzando isoftware offerti dall’Agenzia, è disponibile il servizio UnicoWeb, che fornisce come base di partenza un modello in cui sono già pre-impostate alcune informazioni, ovviamente modificabili, che derivano dalla dichiarazione precedente (ad esempio, i redditi dei fabbricati e dei terreni, i familiari a carico, le spese ripartite su più annualità).Il progetto di predisposizione delle dichiarazioni da parte dell’Agenzia partirà, in via sperimentale, dal 2015 e riguarderà, in prima battuta, i contribuenti che presentano tipologie reddituali “semplici”, principalmente redditi di lavoro dipendente e assimilati e redditi di pensione, normalmente dichiarati attraverso il modello 730.

L’adozione della dichiarazione precompilata rappresenta un radicale cambiamento nei rapporti tra Fisco e cittadini, una completa inversione del paradigma attuale: oggi, è il contribuente che dichiara i propri redditi e le spese sostenute, versando in auto-liquidazione le imposte eventualmente dovute o premurandosi di richiedere il rimborso, se ha versato imposte in eccedenza.
L’Agenzia delle Entrate è quindi chiamata a effettuare delle verifiche ex post sulla dichiarazione, in primo luogo attraverso la liquidazione automatizzata, effettuata ai sensi dell’articolo 36-bis del Dpr 600/1973, che verifica a tappeto, su tutte le dichiarazioni presentate, eventuali errori nella compilazione o nel pagamento delle somme dovute.
L’Amministrazione finanziaria svolge poi dei controlli “documentali” sulla dichiarazione, secondo quanto disposto dall’articolo 36-ter dello stesso Dpr 600/1973, per verificare che le spese indicate in dichiarazione che danno diritto a deduzioni dal reddito (ad esempio, gli assegni di mantenimento al coniuge separato) o a detrazioni dall’imposta (ad esempio, gli interessi passivi versati per mutui contratti per l’acquisto dell’abitazione principale) siano state effettivamente sostenute. In questi casi, il contribuente è chiamato a esibire i documenti che giustificano tali spese, presentandoli a un ufficio territoriale dell’Agenzia o avvalendosi di altre modalità, anche telematiche, di trasmissione della documentazione.
Il controllo, in questi casi, avviene confrontando i dati dichiarati con quelli che alcuni soggetti terzi (tipicamente, banche, assicurazioni ed enti previdenziali) sono tenuti a trasmettere periodicamente all’Agenzia.

Con l’avvento della dichiarazione precompilata, questo scenario è destinato a cambiare radicalmente.
Il patrimonio informativo che l’Agenzia ha a disposizione, finora utilizzato principalmente per finalità di controllo, sarà impiegato, per la prima volta, per fornire un reale servizio ai cittadini: la dichiarazione dei redditi.
Per compilare i modelli, l’Agenzia delle Entrate potrà utilizzare le informazioni già in suo possesso, ad esempio le dichiarazioni degli anni precedenti o i dati relativi agli atti del registro, le informazioni sui redditi erogati a dipendenti e pensionati trasmesse dai sostituti d’imposta, nonché i dati relativi ad alcune spese sostenute dai contribuenti che danno diritto a detrazioni o deduzioni, comunicati dagli enti esterni: diventa quindi evidente che, se la dichiarazione viene accettata dai contribuenti senza apportare modifiche, viene meno la necessità di sottoporre la stessa al controllo documentale.

Dal punto di vista dei controlli, il vantaggio per i cittadini sarà ancora più forte se decideranno di avvalersi di un intermediario abilitato (Caf o professionista) per lo scarico e il successivo invio della dichiarazione: in questo caso, eventuali controlli e richieste di documentazione non saranno più rivolti al contribuente, come accade oggi, ma saranno indirizzati all’intermediario che gli ha fornito assistenza e che sarà anche chiamato a rispondere direttamente in caso di errore.
In questo modo, si intende valorizzare il ruolo degli intermediari quali soggetti che, nell’ambito della loro attività, autorizzata dallo Stato, devono verificare che la dichiarazione sia coerente con la documentazione in possesso del contribuente e devono quindi apporre il visto di conformità sulla dichiarazione, attività per cui ricevono uno specifico compenso.

Naturalmente si tratta di un percorso difficile, da attuare con gradualità.
Il quadro normativo di riferimento in materia fiscale, infatti, è particolarmente complesso e l’Agenzia delle Entrate non sempre dispone di tutte le informazioni utili per proporre al contribuente una dichiarazione che egli possa accettare “in toto”. Basti pensare che, in molti casi, per poter usufruire delle detrazioni o deduzioni, le norme richiedono anche la presenza di specifici requisiti soggettivi (ad esempio, per detrarre gli interessi passivi sui mutui contratti per l’acquisto dell’abitazione principale è richiesto che il contribuente sia residente in quell’immobile, con alcune peculiari eccezioni).
Nonostante le difficoltà, è stato avviato un progetto ambizioso, che prevede, negli anni a venire, l’inserimento in dichiarazione di un numero sempre maggiore di dati: a partire dal 2016, infatti, sarà precompilata anche la sezione relativa alle spese sanitarie, che rappresentano una voce di spesa molto diffusa, e di importo significativo, per la maggior parte dei cittadini. Saranno poi sviluppati ulteriori flussi informativi da parte di altri soggetti privati nell’ottica di poter fornire ai contribuenti, nel corso dei prossimi anni, una dichiarazione il più possibile corretta e completa di tutti i dati che li riguardano.

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