Irap dei piccoli studi: chi paga e chi no

irap-fotolia-258L’avvocato che utilizza lo studio di un collega non deve pagare l’Irap. Al pari del commercialista che lavora solo come sindaco di società e ha avuto per un certo periodo – in tempi diversi – una segretaria e un praticante. O come il medico o il legale che hanno una segretaria part-time con funzioni puramente esecutive. In tutti questi casi, però, i contribuenti hanno dovuto arrivare fino in Cassazione per vedersi riconosciuta l’esclusione dall’imposta, spendendo tempo e denaro, e affrontando le incertezze della definizione di «autonoma organizzazione» (il requisito in assenza del quale l’imposta regionale non è dovuta).

Questa è la situazione in cui si trovano oggi tanti professionisti e imprese individuali, a meno di un mese dal termine per il versamento degli acconti del 2 dicembre. E le cose – almeno per ora – non sembrano destinate a migliorare con il 2014, visto che le disposizioni dettate un anno fa per ridurre l’Irap sui piccoli sono state praticamente svuotate negli ultimi mesi

I fondi azzerati
La legge 228/2012 stanziava 682 milioni per il triennio 2014-2016, aprendo di fatto alla possibilità di escludere dall’Irap i professionisti e le imprese individuali che non hanno dipendenti e usano beni strumentali al di sotto di un certo valore. Il fondo, però, è stato eroso rapidamente: i 188 milioni stanziati per il 2014, ad esempio, sono stati via via dirottati per coprire i bonus edilizi e per i mobili (15 milioni), le misure del decreto “del fare” (15,9 milioni) e quelle previste dal decreto Iva-lavoro (150 milioni). Con il risultato che oggi rimarrebbe in cassa la miseria di 7,1 milioni. Ma il condizionale è puramente teorico, perché il Ddl di stabilità ora all’esame del Parlamento sopprime l’autorizzazione di spesa, in pratica definanziando il fondo.

Peraltro, anche se le risorse fossero rimaste al loro posto, sarebbero state inutilizzabili, perché non è mai stato emanato il decreto dell’Economia con cui chiarire il valore minimo dei beni strumentali. Senza dimenticare che secondo la Cassazione il valore dei beni è ininfluente ai fini del concetto di «organizzazione»: e quindi alcune delle micro-imprese con beni strumentali appena sopra la soglia avrebbero sicuramente intentato ricorso.
Il rebus, insomma, resta tutto da risolvere. La speranza più concreta di una soluzione è affidata al disegno di legge della delega fiscale (As 1058), già approvato alla Camera e ora in commissione Finanze al Senato. Il testo – all’articolo 11, comma 2 – incarica il Governo di chiarire la definizione di «autonoma organizzazione» adeguandola ai princìpi più consolidati definiti dai giudici, nell’ottica di escludere dall’Irap i professionisti, gli artisti e i piccoli imprenditori.

Le risorse in gioco
La legge 228/2012 citava espressamente le «persone fisiche», mentre il Ddl della delega fiscale resta un po’ più sul vago, parlando di «piccoli imprenditori». Quale che sia la definizione esatta, comunque, non è difficile individuare il perimetro dei soggetti interessati a un chiarimento definitivo. Nell’anno d’imposta 2010 – ultimo per il quale le Finanze abbiano pubblicato il dato disaggregato – 2,6 milioni di persone fisiche hanno dichiarato quasi 2,4 miliardi di imposta netta, su un totale che supera i 30 miliardi contando le somme versate dalle grandi imprese (Spa e Srl pagano oltre 18 miliardi) e dalla pubblica amministrazione (quasi 10 miliardi).

È evidente, allora, che i 188 milioni stanziati per il 2014 avrebbero coperto solo una piccola parte dell’Irap riconducibile alle persone fisiche. Ma va detto che non tutti questi contribuenti sono effettivamente privi di organizzazione e che, d’altro canto, molti di coloro che sono stati esonerati dalla Cassazione hanno già smesso di pagare, e quindi non hanno bisogno di fondi a copertura. Come dire: non si tratta solo di pagare meno, ma anche di pagare con certezza.

Per avere una norma chiara, però, bisognerà aspettare non solo la delega – che potrebbe anche trovare una corsia preferenziale abbinandosi alla legge di stabilità per il 2014 – ma i decreti delegati che dovranno essere emanati dal Governo

 

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