Gli affitti si pagano solo con assegni o bonifici

Dal 2014 il canone di locazione non può più essere versato in contanti, ma deve essere corrisposto con strumenti tracciabili (assegni bancari o postali, bonifici, carte di credito)

Stop all’uso del contante per i canoni di locazione abitativa, dal 1° gennaio 2014. A prescindere dall’importo dei canoni, e quindi in deroga alla disciplina antiriciclaggio, gli affitti devono sempre essere versati per mezzo di strumenti tracciabili. La previsione è contenuta nella Legge n. 147/2013 (c.d. “Legge di stabilità 2014”) e si accompagna ad una norma che attribuisce ai Comuni una funzione di monitoraggio delle locazioni, anche attraverso la consultazione del registro dell’anagrafe condominiale, in cui sono annotati i dati relativi ai proprietari ed agli inquilini.

I rimborsi del 730 avranno un controllo in piu’ con rimborso superiore a 4.000 euro

I modelli 730 con un credito superiore a 4000 euro saranno preventivamente controllati e il rimborso verra’ effettuato dall’Agenzia delle Entrate

Lo prevede il comma 586 della Legge di Stabilità. I modelli 730 presentati sia dai lavoratori dipendenti con sostituto, che da quest’anno anche da dipendenti senza sostituto, da cui scaturirà un rimborso superiore a 4000 euro, entro sei mesi dalla scadenza dei termini previsti per la trasmissione, subiranno una verifica da parte dell’Agenzia delle Entrate, che controllerà sia i documenti da cui scaturisce il credito che la spettanza delle detrazioni per carichi di famiglia.
Il controllo sarà effettuato anche se il credito di imposta scaturisce da eccedenze d’imposta derivanti da precedenti dichiarazioni.
Successivamente al controllo il rimborso spettante sarà erogato dall’Agenzia delle entrate.
Questo, in termini pratici, vuol dire che il rimborso dal prossimo anno non arriverà nelle tasche dei dipendenti nei mesi di luglio-agosto ma presumibilmente entro dicembre. Si attendono comunque chiarimenti sull’esatta portata della norma. Non si capisce infatti se tutte le dichiarazioni saranno controllate o solo a campione.

Le Detrazioni IRPEF delle spese per arredi cambiano con la Legge di Stabilità 2014

Proroga fino al 31 dicembre 2014 della detrazione per i mobili destinati agli immobili ristrutturati

La detrazione IRPEF per le spese relative all’acquisto di mobili  e  grandi elettrodomestici (  rientranti nella categoria A+ ed A per i forni) prevista per i contribuenti che fruiscono della detrazione IRPEF per le spese di ristrutturazione di un immobile, è prorogata per un altro anno, quindi fino al 31.12.2014 (anziché 31.12.2013).
L’agevolazione spetterà, quindi, per le spese sostenute dal 06.06.2013 al 31.12.2014 sempre nella percentuale del 50%.
Il limite massimo non cambia ed ammonta a € 10.000.
Da notare che la legge aveva previsto che la spesa per i mobili da portare in detrazione non potesse superare l’importo sostenuto per i lavori di ristrutturazione. Questo significa, ad esempio, che se si spendono 2500 Euro per manutenzione straordinaria,  l’importo massimo agevolabile scendeva a 2500 Euro. Ma tale disposizione è stata abrogata dall’art. 1, comma 2, lett. a), del D.L. n. 151 del 30.12.2013 (pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 304 del 30.12.2013) prima ancora che la Legge di stabilità entrasse in vigore .

Novità nella legge di stabilità 2014 riguardo le detrazioni per ristrutturazioni edilizie

Proroga detrazione per ristrutturazione edilizia del 50% fino a tutto il 2014 nella legge di Stabilità

Con la legge di Stabilità per il 2014 (L.147/2913) viene disposta un’ulteriore proroga della detrazione IRPEF, (l’art. 16 del D.L. n. 63/2013) sempre con il limite massimo di spesa di € 96.000, per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio di cui all’art. 16-bis, comma 1, TUIR.
In particolare, la detrazione spetta nella misura del:
• 50% per le spese sostenute nel periodo 26.06.2012 – 31.12.2014;
40% per le spese sostenute dal 01.01.2015 al 31.12.2015.
Dal 2016, a meno di ulteriori modifiche normative , la detrazione spetterà nella misura prevista a regime, cioè nella misura pari al 36%, con limite di spesa di € 48.000.

Novità sulle detrazioni per riqualificazione energetica degli edifici nella legge di stabilità 2014

Proroga detrazioni IRPEF IRES per i lavori di riqualificazione energetica fino a tutto il 2015, e 2016 per i condomini

La legge di Stabilità 2014, al  comma 139,lett. b), c) e d) dell’unico articolo,  modifica l’art. 14 del D.L. n. 63/2013 (c.d. “Decreto Energia”), e introduce una proroga per un altro biennio della detrazione IRPEF/IRES spettante per i lavori di riqualificazione energetica nella misura del:
65% per le spese sostenute nel periodo 06.06.2013 – 31.12.2014;
• 50% per le spese sostenute dal 01.01.2015 al 31.12.2015.
Resta fermo il limite massimo detraibile delle stesse.
Con riguardo agli interventi su parti comuni condominiali o che interessano tutte le unità di un  condominio, la detrazione spetta nella misura del:
• 65% per le spese sostenute nel periodo 06.06.2013 – 30.06.2015;
• 50% per le spese sostenute dal 01.07.2015 al 30.06.2016.

Contratti di lavoro intermittente cancellati dal 1 gennaio 2014

Scattati gli effetti della Riforma Fornero sul contratto intermittente

I contratti di lavoro intermittenti, regolati dall’art. 37 del D. Lgs. 276/2003 ( si tratta di quelli relativi a fine settimana, periodo natalizio,  periodo pasquale, le ferie estive) e quelli dell’art. 34 del D. Lgs. 276/2003 (per i lavoratori di età compresa tra i 45 ed i 55 anni) sono stati ”cancellati” dalla L. 92/2012, c.d. riforma Fornero e prorogati al 1° gennaio 2014, dall’art. 7, comma 5, lettera a) del D.L. n. 76/2013, convertito, con modificazioni, nella L. 99/2013. Da ciò si ricava che dal 1 gennaio 2014 tali contratti hanno cessato di esistere e non possono più essere stipulati

Irap dei piccoli studi: chi paga e chi no

irap-fotolia-258L’avvocato che utilizza lo studio di un collega non deve pagare l’Irap. Al pari del commercialista che lavora solo come sindaco di società e ha avuto per un certo periodo – in tempi diversi – una segretaria e un praticante. O come il medico o il legale che hanno una segretaria part-time con funzioni puramente esecutive. In tutti questi casi, però, i contribuenti hanno dovuto arrivare fino in Cassazione per vedersi riconosciuta l’esclusione dall’imposta, spendendo tempo e denaro, e affrontando le incertezze della definizione di «autonoma organizzazione» (il requisito in assenza del quale l’imposta regionale non è dovuta).

Questa è la situazione in cui si trovano oggi tanti professionisti e imprese individuali, a meno di un mese dal termine per il versamento degli acconti del 2 dicembre. E le cose – almeno per ora – non sembrano destinate a migliorare con il 2014, visto che le disposizioni dettate un anno fa per ridurre l’Irap sui piccoli sono state praticamente svuotate negli ultimi mesi

I fondi azzerati
La legge 228/2012 stanziava 682 milioni per il triennio 2014-2016, aprendo di fatto alla possibilità di escludere dall’Irap i professionisti e le imprese individuali che non hanno dipendenti e usano beni strumentali al di sotto di un certo valore. Il fondo, però, è stato eroso rapidamente: i 188 milioni stanziati per il 2014, ad esempio, sono stati via via dirottati per coprire i bonus edilizi e per i mobili (15 milioni), le misure del decreto “del fare” (15,9 milioni) e quelle previste dal decreto Iva-lavoro (150 milioni). Con il risultato che oggi rimarrebbe in cassa la miseria di 7,1 milioni. Ma il condizionale è puramente teorico, perché il Ddl di stabilità ora all’esame del Parlamento sopprime l’autorizzazione di spesa, in pratica definanziando il fondo.

Peraltro, anche se le risorse fossero rimaste al loro posto, sarebbero state inutilizzabili, perché non è mai stato emanato il decreto dell’Economia con cui chiarire il valore minimo dei beni strumentali. Senza dimenticare che secondo la Cassazione il valore dei beni è ininfluente ai fini del concetto di «organizzazione»: e quindi alcune delle micro-imprese con beni strumentali appena sopra la soglia avrebbero sicuramente intentato ricorso.
Il rebus, insomma, resta tutto da risolvere. La speranza più concreta di una soluzione è affidata al disegno di legge della delega fiscale (As 1058), già approvato alla Camera e ora in commissione Finanze al Senato. Il testo – all’articolo 11, comma 2 – incarica il Governo di chiarire la definizione di «autonoma organizzazione» adeguandola ai princìpi più consolidati definiti dai giudici, nell’ottica di escludere dall’Irap i professionisti, gli artisti e i piccoli imprenditori.

Le risorse in gioco
La legge 228/2012 citava espressamente le «persone fisiche», mentre il Ddl della delega fiscale resta un po’ più sul vago, parlando di «piccoli imprenditori». Quale che sia la definizione esatta, comunque, non è difficile individuare il perimetro dei soggetti interessati a un chiarimento definitivo. Nell’anno d’imposta 2010 – ultimo per il quale le Finanze abbiano pubblicato il dato disaggregato – 2,6 milioni di persone fisiche hanno dichiarato quasi 2,4 miliardi di imposta netta, su un totale che supera i 30 miliardi contando le somme versate dalle grandi imprese (Spa e Srl pagano oltre 18 miliardi) e dalla pubblica amministrazione (quasi 10 miliardi).

È evidente, allora, che i 188 milioni stanziati per il 2014 avrebbero coperto solo una piccola parte dell’Irap riconducibile alle persone fisiche. Ma va detto che non tutti questi contribuenti sono effettivamente privi di organizzazione e che, d’altro canto, molti di coloro che sono stati esonerati dalla Cassazione hanno già smesso di pagare, e quindi non hanno bisogno di fondi a copertura. Come dire: non si tratta solo di pagare meno, ma anche di pagare con certezza.

Per avere una norma chiara, però, bisognerà aspettare non solo la delega – che potrebbe anche trovare una corsia preferenziale abbinandosi alla legge di stabilità per il 2014 – ma i decreti delegati che dovranno essere emanati dal Governo

 

Grande successo per il regime dei minimi

Sono più di 300mila i contribuenti entrati nel regime dei “nuovi minimi” negli ultimi due anni. Giovani alla prima attività, autonomi, professionisti, ex dipendenti che hanno perso il lavoro e, in misura minore, pensionati che cercano di arrotondare l’assegno.
Nel Paese che ha il record internazionale del tax rate, la prospettiva di pagare una sola imposta al 5% – senza Irap e Iva – diventa irrinunciabile per tutti coloro che riescono a rientrare nei requisiti fissati dall’ex ministro Giulio Tremonti nell’estate del 2011.
Un esempio? Un giovane professionista con un imponibile annuo di 18mila euro, se ha le carte in regola per i minimi, può chiudere i conti con il Fisco pagando 900 euro. E restando così con oltre 1.400 euro al mese di guadagno. Se dovesse versare le imposte ordinarie, invece, rimarrebbe con poco più di mille euro al mese. L’importo esatto dipende dalle addizionali comunali e regionali all’Irpef e dall’Irap – che variano molto a livello territoriale – ma l’ordine di grandezza non cambia.

Il divario è notevole, dunque. E può fare la differenza tra proseguire l’attività economica o chiudere bottega. Soprattutto se si pensa che il regime dei minimi è riservato a chi guadagna fino a 30mila euro all’anno, ha investito meno di 15mila euro e non ha svolto altre attività d’impresa con partita Iva nei tre anni precedenti. Un pacchetto di condizioni che – insieme agli altri paletti dettati nel 2011 – fa sì che il regime venga spesso scelto dai giovani professionisti che si affacciano per la prima volta sul mercato: avvocati, architetti, informatici, agenti di commercio, e così via.

I dati delle Finanze indicano che nel 2012, tra gli under 35 che hanno aperto una partita Iva, uno su due è entrato nel regime dei minimi. Le elaborazioni del Sole 24 Ore del lunedì, poi, dimostrano che – se il trend proseguirà nelle ultime settimane dell’anno – alla fine del 2013 ci saranno più di 200mila giovani nel regime agevolato: quasi i due terzi del totale.

Al momento, si può sfruttare il fisco leggero per un massimo di cinque anni, con un’importante eccezione a favore dei più giovani: chi è entrato prima dei 31 anni, infatti, può comunque restare tra i minimi finché non ne compie 35. Il problema è che le regole potrebbero cambiare ben prima di queste scadenze naturali. Il Ddl di delega fiscale – già approvato dalla Camera e ora all’esame del Senato – punta a un’operazione di riordino di tutti i regimi agevolati previsti finora (si veda anche l’articolo in basso) anche nell’ottica di semplificare la scelta per le micro-attività produttive.

La parola finale spetterà, poi, al Governo con i decreti attuativi. Ma se, per esempio, si dovesse ragionare su un meccanismo simile ai vecchi minimi (per i quali l’aliquota era al 20%) molti contribuenti si troverebbero comunque a pagare da un anno all’altro il 15% di tasse in più. Nel caso del nostro professionista, vorrebbe dire scendere da 1.425 a 1.200 euro netti al mese.

In attesa di vedere che cosa succederà con la delega fiscale, dunque, la sfida decisiva per i minimi è quella della crescita dei ricavi. Indispensabile per reggere alla fine del regime agevolato (a scadenza o per modifiche di legge). Ma anche tremendamente complicata in tempi di crisi economica.

 

Partite Iva iscritte all’Inps, congelato per un anno l’aumento dei contributi

Il ministro del lavoro Giovannini ha dato il via libera ad una serie di emendamenti alla legge di stabilità 2014 che prorogano per il 2014 l’aliquota contributiva al 27% per i titolari di partita Iva

inpsNon ci sarà l’aumento dell’aliquota contributiva degli iscritti alla gestione separata, professionisti e partita Iva dal 1 gennaio 2014. Non ci sarà l’aumento dei contributi previdenziali, o meglio dell’aliquota contributiva per le partite Iva esclusive dal 1 gennaio 2014, previsto dalla riforma del lavoro Fornero. I professionisti tirano un sospiro di sollievo. Associazioni di professionisti con partita Iva avevano lanciato poco tempo fa l’allarme sull’aumento dei contributi dal 1 gennaio 2014, (si rinvia al nostro articolo Contributi professionisti, stop all’aumento dal 2014) dal 27,72% al 28,72%, per poi arrivare al 37,2% nel 2018. Un aumento contributivo deciso dall’ex ministro Fornero che ha introdotto l’aumento dell’ aliquota contributiva IVS degli iscritti alla Gestione separata Inps. Ora dopo numerose critiche, il ministro del lavoro Giovannini ha dato il via libera ad una serie di emendamenti alla legge di stabilità 2014 che prorogano per il 2014 l’aliquota contributiva al 27% per i titolari di partita Iva iscritti alla Gestione separata. Una proposta bipartisan . “Va valutato laicamente il congelamento di un anno dell’aliquota, così come l’introduzione di meccanismi per ripartire l’onere della contribuzione” – ha commentato il presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano. “Siamo disponibili a ragionare, senza dimenticare che con il sistema contributivo, il rallentamento della crescita della contribuzione si traduce in una pensione più bassa”.

Ddl Stabilità: stangata sulle case sfitte e mini-patrimoniale sui conti correnti

Tra le misure che dovrebbero tenere i conti in equilibrio e rilanciare la crescita, spuntano alcune medicine amare: taglio alle detrazioni Irpef, stangata sulle case sfitte e mini-patrimoniale sui conti deposito

La legge di Stabilità è pronta. Il governo ha definito un piano di gestione economica che inizierà a spiegare i suoi effetti nel 2014, e per tre anni. Si tratta di una manovra da 11,6 miliardi di euro nel primo anno, con riduzioni di spesa per 3,5. Foriera anche di un taglio del cuneo fiscale dal quasi 3 miliardi nel 2014, che diventeranno 5,6 per le imprese e 5 per i lavoratori nell’arco del triennio. Per quel che ruota attorno al fisco, le novità principali si contano sulle dita di una mano: taglio delle detrazioni Irpef; il Trise sulla casa e la proroga dei bonus; la stangata sulle case sfitte; l’incremento della ‘patrimonialina’ sul deposito titoli e ingresso dell’imposta di bollo sui documenti online. Sfumato in extremis l’aumento della tassazione sulle rendite finanziarie.

Innanzitutto, colpo di forbici alle detrazioni Irpef del 19%attualmente previste, ad esempio, per spese mediche, farmaci, interessi mutui prima casa, spese portatori di handicap, assicurazioni sulla vita, asili nido e scuola, scenderanno al 18% per l’anno d’imposta 2013 e al 17% per l’anno d’imposta successivo.

Preoccupa molti, poi, la scoppola che si abbatterà sulleabitazioni non locate. In pratica, per le ‘case al mare’ non affittate, il decreto prevede in un passaggio ben preciso larivalutazione della rendita catastale di questi edifici al 17%; è è comunque meno del 34% dei tempi dell’Ici, ma l’Irpef marca comunque un ritorno in grande stile. Il quotidiano ‘La Stampa’ ha chiesto al Servizio politiche territoriali della Uil di fare due conti: «Per una casa di dimensione media in una grande città, chi ha un reddito di 40mila euro finirà per pagare 114 euro in più di Irpef, che sommati a Imu e Tasi fanno un aggravio di quasi 200 euro».

Se l’aumento della tassazione sulle rendite è stato scongiurato, ecco invece salire l’imposta di bollo per i conti deposito ed altri prodotti finanziari di investimentoI titolari di conto deposito in banca o in posta(compresi i buoni fruttiferi), assisteranno al ritocco del bollo dallo 0,15% allo 0,2% delle liquidità depositate a partire da gennaio 2014. Per la precisione si tratta dell’imposta di bollo per le comunicazioni periodiche ai clienti. Con questa modifica, a tutti gli effetti una mini-patrimoniale, si conta di incassare quasi un miliardo di euro. Già il governo Monti aveva innalzato la percentuale dallo 0,1 allo 0,15% e nel frattempo si era fortemente ridotta la quota di banche che assumevano l’onere al posto del cliente.